SanSalvatoreMaggiore

Seminario

delle Diocesi di Sabina, Poggio Mirteto e Rieti

Età moderna e contemporanea

(1629 – 1925)

Le risoluzioni papali che riguardarono la soppressione dell’Abbazia prevedevano che le risorse residuali fossero impiegate dal Commendatario per la fondazione di un Seminario per educarvi, in sostituzione dei monaci, quanti più chierici fosse possibile, principalmente tra i nativi dei castelli della Badia. Sgomberato il Monastero vi fu presto collocato un Vicario foraneo a presidio dei castelli abbaziali; ed al tempo del Sinodo Farfense del 1685 vi dimoravano anche dei chierici ai quali il Vicario leggeva la teologia morale ed esponeva la scrittura sacra, insieme ad un altro sacerdote che insegnava i rudimenti della grammatica. Il Commendatario cardinal Francesco Barberini volendo attuare quanto stabilito dal Concilio di Trento sulla erezione dei seminari, per la diocesi sabina prescelse Toffia, il più popoloso e notevole  castello nei pressi dell’Abbazia di Farfa. E siccome in San Salvatore, con le risorse residue del soppresso monastero, non si era ancora aperto il seminario decretato da Papa Urbano VIII, il Commendatario Barberini unì al Seminario di Toffia la rendita e gli alunni della Badia di San Salvatore. In questo modo nacque il primo e solo Seminario per i chierici di ambedue le Badie. Il Cardinale Federico Marcello Lante, nominato Commendatario nell’anno 1746 dal Papa Benedetto XIV, decretò di trasferire il Seminario di Toffia nel soppresso Monastero di San Salvatore, ove erano raccolti alcuni chierici. Sul monte Letenano il sacro convitto stette per circa novant’anni, godendo di molta rinomanza per il concorso numeroso degli alunni, per la distinta dottrina degli insegnanti, per la protezione e le ricompense munifiche dei Cardinali Commendatari. Fu invece il Cardinal Lambruschini che, per il deperimento del Seminario, per la sua lontananza, per le strade aspre ed alpestri, per la solitudine ed inamenità del luogo, come egli diceva, con Pastorale del 15 dicembre 1836 annunciò la risoluzione di traferire il Seminario di San Salvatore in Poggio Mirteto. Papa Urbano VIII nel suo Breve apostolico di soppressione del 1629 aveva accennato che nel Monastero di San Salvatore potevano essere allocati altri religiosi di vita esemplare. Il Cardinal Lambruschini per non abbandonare alla rovina l’edificio e per sovvenire ai bisogni spirituali di San Salvatore, deciso a riportarvi una famiglia religiosa, il 5 novembre 1836 spinse i Padri Passionisti di San Paolo della Croce ad accettare una convenzione che prevedeva la cessione alla loro congregazione del Convento, della Chiesa, dell’orto, del molino e di alcuni fondi annessi. I Passionisti operarono il loro apostolato nei castelli limitrofi e nella non lontana Rieti, ove dal vescovo Curoli erano spesso chiamati a dare esercizi spirituali alle comunità religiose ed agli alunni del Seminario reatino, alcuni dei quali mandava spesso al Ritiro di San Salvatore per prepararli agli ordini sacri. Anche i Passionisti per la lontananza del luogo da altri Ritiri, per la scabrosità delle strade, per l’asprezza dell’inverno, per la povertà delle popolazioni e per il costoso mantenimento del vasto fabbricato, non potuto ridurre a forma di vero Ritiro, abbandonarono San Salvatore. Il 20 luglio 1854 restituirono ogni cosa al vescovo di Poggio Mirteto, Grispini, il quale ottenne dalla Congregazione dei Vescovi il titolo con cui i beni erano ceduti al Seminario di Poggio Mirteto per uso di villeggiatura autunnale degli alunni. Dal 17 agosto 1881, su concessione di Papa Leone XIII, anche il Seminario di Rieti mandava i propri alunni in villeggiatura presso San Salvatore. A seguito del riconfinamento tra le diocesi di Poggio Mirteto e di Rieti il 3 giugno 1925, con la costituzione apostolica di papa Pio XI “In altis Sabinae montibus”, i beni di San Salvatore maggiore furono scorporati dalla diocesi di Poggio Mirteto ed uniti alla diocesi di Rieti e fu attributo al vescovo di Rieti pro tempore il titolo di Abate del SS.mo Salvatore maggiore. Anche a seguito del terremoto del 1915, l’edificio negli anni venti del XX sec. era già gravemente danneggiato, ed il vescovo Rinaldi ed i vescovi reatini seguenti, nonostante vari tentativi di ripristinare l’interno complesso, non riuscirono ad arrestare il progressivo degrado che, già dagli inizi degli anni settanta del XX sec., portò il Seminario di San Salvatore maggiore a diventare un rudere.

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