LONGONE

DOVE SI TROVA?

Il nome Longone deriva dal termine Longono ed indica un luogo di conquista longobarda. La ricchezza di un territorio a vocazione agricola era legata soprattutto alla grande quantità di sorgenti fruibili dagli agricoltori del luogo; nel tempo Benedettini e Longobardi diedero vita a mulini per il grano e gualchiere per le tessiture. Il monte Aquilone di Longone è un grande contenitore di acqua ricoperto di faggi che riversa all’esterno dando origine a copiosi torrenti che cingono, come per isolare e proteggere la Rocca di Longone. A partire dal XVII secolo subentrò alla commenda abbaziale la famiglia Barberini che fu responsabile della soppressione dell’abbazia nel 1629. Il patrimonio territoriale dell’abbazia rimase tuttavia intatto e l’amministrazione passò sotto il diretto controllo della Sacra Congregazione del Buon Governo. Il territorio dell’abbazia divenne un governatorato e Papa Giulio II nel 1506 pose Longone a capo dei castelli dell’abbazia, dando i poteri di controllo a un camerarius o governatore che si occupava per conto del governo centrale, dell’amministrazione civile.  Longone seguì quindi le sorti dell’abbazia, rimanendo sotto il dominio dello Stato Pontificio fino all’Unità d’Italia. Oggi il comune di Longone comprende tre frazioni: Roccaranieri, San Silvestro e Fassinoro

UN PO’ DI STORIA

COSA VEDERE?

La chiesa più antica di Longone è la Ecclesia S. Angeli in Pasciano, fondata, forse, intorno al VI secolo dal popolo longobardo, conquistatore e dominatore di quelle terre, il quale scelse come accampamento una valle protetta e ricca di sorgenti, chiamata, ancora oggi, Vallufara, cioè Valle di Fara. Dopo S. Michele Arcangelo di Colle Pasciano, i Benedettini edificarono la Pieve parrocchiale dei Santi Protettori Cosma e Damiano. La pianta quadrata e le forme architettoniche dell’edificio, come il tetto a capanna, ricalcano lo stile ed i canoni benedettini, riscontrati in altre strutture del territorio reatino, risalenti al VI-VII secolo. Si ritiene che i monaci Benedettini di discendenza longobarda, venuti dal monastero di Farfa, edificassero S. Salvatore, il castello di Longone con la sua piccola chiesa di S. Maria e la Pieve dei Santi Cosma e Damiano.

La chiesa dell’Immacolata Concezione divenne parrocchia dopo il sinodo Farfense del 1685 a posto di quella dei Santi Cosma e Damiano. Si trova al centro del Paese. Presenta una pianta a croce latina irregolare sulla sinistra di chi guarda. Il presbiterio con l’altare sobrio e lineare, si trova su un piano rialzato da tre gradini rispetto all’unica navata, mentre la linea del transetto lo separa dall’abside di recente affrescata con l’episodio dell’Annunziazione. Al di sotto, come pala d’altare, troneggia incastonata in una cornice murale color oro, una tela raffigurante l’Immacolata che schiaccia la testa del serpente. Rispettivamente, a destra e a sinistra dell’osservatore della tela, ma sul transetto, ci sono le statue di S. Anna con Maria Bambina e del Sacro Cuore. Nella nicchia sopra all’altare sulla sinistra son conservate le statue di Santi Cosma e Damiano e a quello a destra la statua dell’Immacolata Concezione. Nel 1991 si è provveduto allo smontaggio completo dell’attuale struttura portante della copertura perché pericolante e  nel 2009 al restauro e al consolidamento dell’antico coro in legno pregiato. Di particolare valore sono le stazioni della Via Crucis intagliate nel legno dal Prof. Giovanni Rampazzi negli anni ottanta. Si erge sopra dei tetti del paese la torre campanaria con l’orologio pubblico e le due campane che da secoli accompagnavano con il loro suono melodioso, il trascorrere del tempo nella silenziosa comunità Longonese.

Il “conventino”, edificato a metà del 1200 dai francescani e oggi dedicato a Sant’Antonio di Padova, è meta ogni anno di una solenne processione che si svolge la terza domenica di Giugno. Si suppone che il Convento di Longone, essendo uno dei pochi dedicato a S. Francesco, sia stato consacrato nel 1228, anno della santificazione del Poverello di Assisi. 

E’ questo il titolo originario attribuito a quella chiesa fino al sec. XVIII, quando, pur restando Rurale e senza alcun possedimento, mutò il nome in S. Anna venendo a mancare l’eremita ufficiale al quale era destinata. Il Romita residente doveva avere Litteras Patentales, cioè il permesso scritto da parte dell’abate di S. Salvatore per occupare quella chiesa ed anche per poter elemosinare nel territorio. L’eremita di quel periodo era un certo Agostino di Carluccio di Vaccareccia il quale riscuoteva denaro e viveri dai passanti, anche per tenere in ordine la chiesa. Lo spazio antistante l’edificio costituiva per il territorio, un importante nodo viario: “ …a destra si va verso i luoghi dell’abbazia, a sinistra verso la Sabina, in mezzo si sale al Convento di S. Francesco, dalla parte opposta verso Longone, che dista un quarto di miglio”. Sia nella chiesa che nel vano dell’eremita vi erano pitture di notevole pregio: un grande crocifisso era affrescato sulla parete divisoria appartenente all’eremita, mentre sulla parete opposta, verso la chiesa, era dipinta l’Immagine di Maria Vergine che, coronata da Angeli, teneva in braccio il figlio bambino.

Il 16 agosto di ogni anno viene organizzata la sagra della braciola di pecora, grande manifestazione culinaria di successo, alla quale accorrono da sempre migliaia di persone provenienti da tutto il Lazio. La genuinità e la bontà della carne è garantita non solo perché proveniente dalle greggi di pecore che pascolano nel territorio della Sabina, ma anche dal fatto che viene condita con sapori ed aromi tipici e del tutto naturali: olio d’oliva, rosmarino ed aceto. Dopo la cottura alla brace su apposite graticole, la carne viene servita su piatti e scodelle di coccio che si possono tenere come ricordo di una giornata trascorsa all’insegna della buona cucina casereccia e dell’allegria con l’intrattenimento di un complesso musicale.

Longone Sabino festeggia i santi Cosma e Damiano il 26 Settembre con un antico e suggestivo rito; con il calare del sole tutte le luci vengono spente e dalla chiesa dedicata ai due santi s’incammina, lungo le vie del borgo, una processione illuminata solo dalla luce delle candele. Nello stesso momento, su un colle poco distante, vengono accese grandi fascine di ginestre essiccate, dette “foconi”. Questo rituale molto suggestivo, a ricordo del fuoco dal quale uscirono indenni i Santi Martiri Cosma e Damiano condannati poi alla decapitazione. Non si conosce con precisione a quando risalga l’istituzione della festa, secondo le fonti sarebbe stata portata dai monaci greci nel Medioevo, perché i due Santi Cosma e Damiano furono forse ospiti dell’Abbazia di San Salvatore, perla del patrimonio monumentale dell’intera provincia.

SAGRE E RICORRENZE